I regali che fanno bene al cuore

I suoi occhi brillavano mentre si avvicinava verso di me con un pacchetto in mano. Era decisamente emozionata. Finalmente ha trovato il modo perfetto per esprimere ciò che provava. 

Con voce tremante, cercava di dirmi moltissime cose contemporaneamente.   Come ogni donna è colma di preoccupazioni, paure, riflessioni e pensieri riguardo la situazione in Ucraina.

 

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Questa ragazza possiede una capacità insolita di sostenere ed aiutare chi ne ha più bisogno. Ce la mette tutta ogni giorno per dimostrare profonda solidarietà e vicinanza al mio popolo.

E quando ha visto questo libricino di Gianni Rodari che evoca Kiev non poteva che regalarmelo.
Un piccolo gesto, che ha illuminato la mia giornata.

“La luna di Kiev” di Gianni Rodari, una vecchia filastrocca per bambini, è di nuovo di grande attualità.
In poche righe l’autore manda un messaggio importante e profondo. Viviamo tutti sotto lo stesso cielo e tutti vogliamo le stesse cose: pace, amore e serenità. Perché dobbiamo ucciderci l’uno con l’altro?

 

E anche se la scelta della città di Kiev è del tutto casuale io voglio attribuirgli qualcosa di magico e speciale. Voglio immaginare che il grande maestro l’abbia scelta perché è unica ed eccezionale.
Spero che la luce della luna protegga il nostro popolo ma altrettanto spero che l’alba sia vicina.

“Chissà se la luna

di Kiev è bella

come la luna di Roma,

chissà se è la stessa

o soltanto sua sorella…

Ma son sempre quella!

– la luna protesta –

non sono mica

un berretto da notte

sulla tua testa!

Viaggiando quassù

faccio lume a tutti quanti,

dall’India al Perù,

dal Tevere al Mar Morto,

e i miei raggi viaggiano

senza passaporto”

Gianni Rodari, 1960




Dnipro – è una città meravigliosa, perché è la mia!

“Fidati di me, perché so quello che faccio!” – Universo.
Questa singola frase contiene un messaggio enorme e la tengo in mente ogni giorno. Significa non scoraggiarsi mai e fidarsi del proprio cammino.

Ed io mi fido, affronto ogni sfida, ogni cambiamento, ogni difficoltà.

Ma questa volta è diverso! Tutto questo è molto più grave di quello che avrei mai pensato di dover affrontare.
Avrei dovuto trascorrere la Pasqua in Ucraina con i miei genitori. Non vedevo l’ora di perdermi tra le vie della mia città.

Potrò mai tornare? Con che coraggio? Io sono qui, al sicuro, mentre là stanno distruggendo e massacrando.

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Cinque anni fa ho fatto una sorpresa speciale ai genitori, presentandomi a Dnipro senza alcun preavviso e ho fatto impazzire la mia mamma dalla gioia.

Al rientro ero emozionata e molto felice. Mi è venuto spontaneo voler descrivere i miei sentimenti.

Ecco le parole che avevo scritto in quell’autunno del 2016…

Ho trascorso quattro meravigliose giornate con i miei genitori. Giornate piene di passeggiate, simpatici acquisti, risate, ricordi, foto buffe e abbracci. Ho dedicato tutto il mio tempo a loro e solo a loro, godendo ogni istante nell’essere una figlia.

Una volata soltanto sono uscita da sola in centro città per girarla in lungo e in largo fermandomi nei luoghi che amo di più per assorbire quel calore che soltanto la propria Patria e i luoghi della propria infanzia possono trasmettere.
Più di una volta la gente mi ha fermato chiedendomi se ho bisogno di aiuto, o se per caso mi sono persa…
Ed io rispondo di no, assolutamente no! Sono nata e ho vissuto qui per 24 anni, questa città la conosco come le mie tasche.
Però è da quando mi sono trasferita che finalmente “l’ho notata”. Come spesso succede con le cose a cui teniamo tanto. Ci accorgiamo quanto siano importanti soltanto dopo esserci allontanati.
Do l’impressione di essere dispersa perché non ho fretta, cammino lentamente, prestando attenzione ad ogni sciocchezza, mi fermo a guardare le vetrine, contemplo le cupole delle chiesette, raccolgo una foglia gialla, aiuto ad attraversare la strada una vecchietta e faccio scorrere la mia vita.

E poi sorrido sempre e mi rendo conto quanto poco ci serve per essere felici.

Ogni tanto mi siedo da qualche parte e semplicemente guardo le persone. Come in ogni grande città tutti hanno moltissima fretta, ci sono moltissimi giovani. Arrivo fino all’università entro e scatto qualche foto ricordo.

Il mio vagabondare mi porta alla Cattedrale di Santa Trinità di fronte la quale passavo ogni giorno andando al lavoro. Mi imbarazza non esserci mai entrata…
Ora sì, ci vado! Accendo alcune candele, l’atmosfera è piacevole, tranquilla, serena.
Ci sono addirittura gli sposi … chiedo ad una gentile vecchietta dove mettere le candele per “augurare il bene”.

Accendo le candele per il bene della mia famiglia e di tutte persone a me care. Non conosco nemmeno una preghiera ma le parole che escono dal mio cuore in realtà sono molto più di una preghiera.
Sento una profonda pace e percepisco quasi a livello fisico che mi avvicino ad una specie di maturità interiore: non giudico più nessuno, mi emoziono facilmente, ringrazio se ricevo, chiedo scusa se sbaglio e dedico del tempo solo a chi voglio bene.

Mi manchi tanto! Credo che ci tornerò presto perché sei sempre nel mio cuore.




FIERA DI ESSERE UCRAINA

Dnipropetrovsk, la mia città natale, è una delle città più grandi dell’Ucraina, è situata sulle rive del fiume Dnepr nella parte orientale del paese.
Si, da queste parti si parla russo, ovvero, si parlava russo.
All’epoca eravamo un unico Stato dove le persone si spostavano liberamente tra un paese e l’altro, senza frontiere…

Quanto era bello mio nonno, lo chiamavano “affumicato” per il colore scuro della sua pelle. Lui, ucraino, verso la fine della guerra conobbe una ragazza russa Maria (una giovane professoressa). 

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La sposò e la portò da lui, in Ucraina. Il sangue e le culture si mischiavano formando numerose famiglie dove nessuno si faceva problemi o domande in che lingua si sarebbe parlato.

Ma il senso di appartenenza alla propria terra, alle proprie origini non può essere negato o imposto. Questo legame affettivo e viscerale verso la propria patria è spontaneo, è una vera e propria identità culturale.

Io sono una vera ucraina e ne sono fiera.

Ogni volta che torno nel mio paese dai miei genitori mi fermo per qualche ora a Kiev.
Lascio il mio bagaglio nel deposito della stazione dei treni e passeggio senza sosta facendo il giro completo di tutte le piazze, cattedrali e chiesette che amo di più.

Nonostante io parli quasi sempre in russo, non mi fermo né a Mosca, né a San Pietroburgo, scelgo sempre e comunque LA MIA capitale – Kiev.

Una mia cara amica Svetlana, persona sensibile e gentile, comprende la mia profonda nostalgia “di casa”. 

E mi accompagna sempre volentieri in queste mie lunghe passeggiate.

Una cosa strana: entrambe poco religiose (non facciamo nemmeno segno della croce) vagabondiamo per l’intera città e senza un itinerario specifico, visitiamo le chiese e le cattedrali più importanti della capitale: Cattedrale di San Vladimir, Cattedrale di Santa Sofia, Cattedrale di San Michele, Chiesa di San’t Andrea, Chiesa di Mykola Prytysko.

Entrandoci, ognuna di noi porta nel cuore i propri silenzi, le proprie domande, le proprie perplessità..
Siamo cresciute in un periodo in cui nessuno più proibisce né impone nulla. Questa libertà da obblighi ed imposizioni è uno dei fattori più importanti nella formazione della propria personalità.
Senza fede però non si può vivere e quindi essa nasce in modo spontaneo quando l’anima è matura e pronta ad accoglierla.. si sviluppa e fa la sua metamorfosi in unisono con i cambiamenti e la maturità interiore.

Preghiamo in silenzio, ognuna tace e prega nel proprio cuore i propri valori.

Saluto con le lacrime agli occhi la mia amica (è da un bel po’ che non nascondo più le mie emozioni, non mi trattengo né faccio finta) cerco semplicemente di essere me stessa e torno in Italia con la pace nel cuore…

Nessuno al mondo può dirmi chi sono, non può decidere per me a che religione, terra o nazione debba appartenere. E’ una decisione del mio cuore!! Lo decido io e soltanto io. Sono ucraina…




La passione

 

Voi cosa fate alle 3:30 del mattino di domenica? Dormite, eh?

Voi sì… Io invece questa estate mi alzavo per svegliare Daniel che doveva guardare a tutti i costi le finali di nuoto delle Olimpiadi di Tokyo. 

Ero felice e fiera di lui…

 

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I social media hanno rivoluzionato il tempo libero dei nostri ragazzi, catturando definitivamente la loro attenzione. Noi cerchiamo di essere genitori moderni, ma quando esagerano e diventano degli zombies, seguendo i loro pseudo-idoli superficiali e dementi, mi sento triste, impotente.

Questo suo amore per lo sport mi da tanta speranza e gioia. Mi fa credere che, se sa riconoscere un campione, saprà anche riconoscere le persone di valore. Mi dà speranza che la passione può combattere la noia, disinteressamento, apatia.

Voler assomigliare ai campioni, sognare, seguire i migliori…quelli che non si limitano a postare idiozie sui social con la speranza di diventare famosi, la popolarità se la sudano, si fanno il culo.  

Poi, ovviamente, i post dementi rimangono… ma lo sport vincerà finché di sua volontà correrà tra un allenamento di nuoto e uno di calcio. Finché gli si illumineranno gli occhi ogni volta che raggiungerà risultati importanti, con una medaglia al collo…

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“Una passione genuina è come un torrente di montagna; non ammette ostacoli; non può scorrere all’indietro; deve andare avanti”
Christian Nestell Bovee
Scrittore




Picnic in salotto

L’autunno è una stagione meravigliosa, che personalmente adoro. È la stagione perfetta per dedicare tempo alla famiglia, alla salute, allo sport, ed a piccoli progetti.

Le giornate più corte e spesso cupe ci invitano a trascorrere più tempo a casa.

Divano, calzini di lana e plaid diventano dei must per ogni famiglia in questo periodo.

Ma, se per caso, ti senti un po’ triste, un po’ malinconico e vuoi una piccola magia, una piccola festa tutta per te… basteranno due semplici mosse per trasformare la solita cena in un picnic divertente in salotto.

Stendi una coperta a terra, accendi qualche candela, ordina una pizza e riscopri quanto le cose semplici siano le più belle ed appaganti.

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Il destino creativo

Mia sorella e mia nipote, il talento ce l’hanno nel sangue. La creatività per loro è una capacità naturale, innata.

Mentre le sue coetanee pensavano ai fidanzatini, Anna cuciva abiti da principessa alle bambole. Questa sua passione, ormai da più di 25 anni, rende felici le future spose creando per il loro giorno speciale, abiti da sogno   @anna_koroleva_atelier

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Fatalità, lei stessa manda all’università la propria figlia a studiare psicologia. Come ogni genitore desiderando il meglio per la sua bambina. Maria, dopo un anno abbandona gli studi per fare le treccine ed acconciature, perché il suo sogno è diventare un’hairstylist  @castle.of.braids

Non mi dilungo nella descrizione del loro talento e la loro bravura, mostrerò semplicemente quanta bellezza creano le mie  talentuose ragazze.

Molti studi dimostrano che tutti noi siamo potenzialmente creativi e possiamo coltivare il nostro talento. Mi aggrappo a questo pensiero, a questo sogno di saper riconoscere la bellezza e nel saper creare qualcosa di unico come sanno fare loro.

Forse qualche speranza ce l’ho pure io: mia sorella riconosce gusti particolari e fa gli screenshot  ad ogni mio outfit.

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“Il talento è un dono universale, ma ci vuole molto coraggio per usarlo. Non aver paura di essere il migliore”
Paolo Coelho
Scrittore




I bauli di Mary

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Mamma, ma un letto normale, no? Ho dei pallet al posto della testiera. Ed a fianco c’è un enorme baule antico.

Il baule, lasciamo stare,  è una storia d’amore. Non riuscirei a descrivere tutta l’ammirazione e rispetto che provo per questo mobile. Si possono provare dei sentimenti per un mobile?

È forte, robusto, di legno, sembra un forziere dei pirati, sa di tesori, di abiti lunghi, di tante cose antiche. Quando l’ho visto per la prima volta mi ha incantata, non riuscivo a credere che potessi averne uno a casa. Ne ho tre in realtà e ne vorrei altrettanti…

Suscitano sempre molto interesse e tutti lo vogliono aprire e curiosarci dentro. Gli adulti non lo dicono mai per educazione ma i bambini me lo chiedono sempre.

Non è un armadietto qualsiasi, è un grande scrigno pieno di segreti e magie.

Mi dispiaceva per i calzini e i mutandoni sporchi abbandonati nel quel triste bidone di plastica in attesa della prossima lavatrice. Sicuramente stanno più comodi nel cesto-bauletto intrecciato. 




Shabby mamma – shabby son

Daniel non si è posto minimamente il problema di come sistemare i suoi libri e quaderni in questo miracolo di fai da te. In parte perché è un giovane uomo e dall’altra perché ormai si è abituato anche lui a questa folle passione di sua mamma per le cose antiche ed insolite.

Si, avrei potuto anche sforzarmi, e comprare un comodo e semplice armadietto a questo ragazzo? Ma che storia sarebbe questa? Una tristezza.

Guarda, invece, queste meravigliose, antiche casse di vino: le abbiamo dato la caccia per tutto il Friuli,  carteggiate, levigate, impregnate, ridipinte e trasformate in questo stupendo armadietto shabby chic.

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E questo porta penne? Non è simpatico?

 

 

Non c’è spazio per appoggiare il portatile? Soluzione trovata: si infila miracolosamente sulle traverse di rinforzo sotto la sedia.

 

 

E cancelleria dove la metto?

Nella valigia! 

Che?




Vecchio scuretto shabby chic

 

 

Sarebbe troppo facile rivolgersi ad un interior designer capace di trasformare in modo impeccabile  la tua casa in un luogo unico ed esclusivo.

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Ma a noi donne, che amano le sfide, non servono arredatori d’interni.  Abbiamo dei mariti superman, pronti a superare ostacoli e scavalcare fosse pur di farti avere “proprio quello, si-si quello in alto” – quel pezzo che ti serve a tutti i costi perché lo vedi come un elemento immancabile al tuo arredamento.

C’era stato qualche tentativo di indirizzarsi verso L’ikea design, ma dopo aver acquistato, montato (assieme a tutti i santi) e immediatamente venduto a metà prezzo, era evidente che è meglio arrendersi e partecipare alla ricerca di oggetti antichi, pezzi unici… abbandonati nelle cantine che aspettano soltanto me.

 

Non so precisamente a cosa serve questo piccolo scuretto ma ricordo perfettamente la casa abbandonata nella campagna slovena, ricordo l’estate e le nostre risate spensierate.




Un regalo inaspettato

Regalare qualcosa di insolito a noi stessi, qualcosa di originale e sorprendente.

Appendevo sempre sulla barra per le trazioni i miei vestiti: comodo ma poco elegante. Magari un manichino un giorno, pensavo…

Per puro caso è comparso un annuncio: svuoto cantina, manichino sartoriale vintage, un pezzo unico, con piccoli segni di usura e del tempo.

Quest’ultima frase mi affascina: sicuramente ha tante storie da raccontare; avrà indossato tanti abiti eleganti, fatti su misura da un sarto giovane e talentuoso.

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La sartoria italiana è ammirata ed apprezzata in tutto il mondo. Avere abiti su misura significa avere un gusto ed uno stile unico, esclusivo, particolare.

Per incantare la clientela sempre più difficile ed esigente il giovane sarto ha scelto un manichino d’avanguardia che con la sua arrogante doratura dominava la sartoria.

Ma col tempo è stato sostituito con un nuovo modello. Abbandonato in cantina, triste e solo aspettava me e la mia passione per la moda, per risplendere e brillare di nuova vita. 

 

 

E quando un membro della mia famiglia ha bisogno di una coccola particolare, il manichino cuor d’oro è sempre generoso, gentile e disponibile ad offrire un po’ di conforto.