“Fidati di me, perché so quello che faccio!” – Universo.
Questa singola frase contiene un messaggio enorme e la tengo in mente ogni giorno. Significa non scoraggiarsi mai e fidarsi del proprio cammino.
Ed io mi fido, affronto ogni sfida, ogni cambiamento, ogni difficoltà.
Ma questa volta è diverso! Tutto questo è molto più grave di quello che avrei mai pensato di dover affrontare.
Avrei dovuto trascorrere la Pasqua in Ucraina con i miei genitori. Non vedevo l’ora di perdermi tra le vie della mia città.
Potrò mai tornare? Con che coraggio? Io sono qui, al sicuro, mentre là stanno distruggendo e massacrando.
Cinque anni fa ho fatto una sorpresa speciale ai genitori, presentandomi a Dnipro senza alcun preavviso e ho fatto impazzire la mia mamma dalla gioia.
Al rientro ero emozionata e molto felice. Mi è venuto spontaneo voler descrivere i miei sentimenti.
Ecco le parole che avevo scritto in quell’autunno del 2016…
Ho trascorso quattro meravigliose giornate con i miei genitori. Giornate piene di passeggiate, simpatici acquisti, risate, ricordi, foto buffe e abbracci. Ho dedicato tutto il mio tempo a loro e solo a loro, godendo ogni istante nell’essere una figlia.
Una volata soltanto sono uscita da sola in centro città per girarla in lungo e in largo fermandomi nei luoghi che amo di più per assorbire quel calore che soltanto la propria Patria e i luoghi della propria infanzia possono trasmettere.
Più di una volta la gente mi ha fermato chiedendomi se ho bisogno di aiuto, o se per caso mi sono persa…
Ed io rispondo di no, assolutamente no! Sono nata e ho vissuto qui per 24 anni, questa città la conosco come le mie tasche.
Però è da quando mi sono trasferita che finalmente “l’ho notata”. Come spesso succede con le cose a cui teniamo tanto. Ci accorgiamo quanto siano importanti soltanto dopo esserci allontanati.
Do l’impressione di essere dispersa perché non ho fretta, cammino lentamente, prestando attenzione ad ogni sciocchezza, mi fermo a guardare le vetrine, contemplo le cupole delle chiesette, raccolgo una foglia gialla, aiuto ad attraversare la strada una vecchietta e faccio scorrere la mia vita.
E poi sorrido sempre e mi rendo conto quanto poco ci serve per essere felici.
Ogni tanto mi siedo da qualche parte e semplicemente guardo le persone. Come in ogni grande città tutti hanno moltissima fretta, ci sono moltissimi giovani. Arrivo fino all’università entro e scatto qualche foto ricordo.
Il mio vagabondare mi porta alla Cattedrale di Santa Trinità di fronte la quale passavo ogni giorno andando al lavoro. Mi imbarazza non esserci mai entrata…
Ora sì, ci vado! Accendo alcune candele, l’atmosfera è piacevole, tranquilla, serena.
Ci sono addirittura gli sposi … chiedo ad una gentile vecchietta dove mettere le candele per “augurare il bene”.
Accendo le candele per il bene della mia famiglia e di tutte persone a me care. Non conosco nemmeno una preghiera ma le parole che escono dal mio cuore in realtà sono molto più di una preghiera.
Sento una profonda pace e percepisco quasi a livello fisico che mi avvicino ad una specie di maturità interiore: non giudico più nessuno, mi emoziono facilmente, ringrazio se ricevo, chiedo scusa se sbaglio e dedico del tempo solo a chi voglio bene.
Mi manchi tanto! Credo che ci tornerò presto perché sei sempre nel mio cuore.