Dnipropetrovsk, la mia città natale, è una delle città più grandi dell’Ucraina, è situata sulle rive del fiume Dnepr nella parte orientale del paese.
Si, da queste parti si parla russo, ovvero, si parlava russo.
All’epoca eravamo un unico Stato dove le persone si spostavano liberamente tra un paese e l’altro, senza frontiere…
Quanto era bello mio nonno, lo chiamavano “affumicato” per il colore scuro della sua pelle. Lui, ucraino, verso la fine della guerra conobbe una ragazza russa Maria (una giovane professoressa).
La sposò e la portò da lui, in Ucraina. Il sangue e le culture si mischiavano formando numerose famiglie dove nessuno si faceva problemi o domande in che lingua si sarebbe parlato.
Ma il senso di appartenenza alla propria terra, alle proprie origini non può essere negato o imposto. Questo legame affettivo e viscerale verso la propria patria è spontaneo, è una vera e propria identità culturale.
Io sono una vera ucraina e ne sono fiera.
Ogni volta che torno nel mio paese dai miei genitori mi fermo per qualche ora a Kiev.
Lascio il mio bagaglio nel deposito della stazione dei treni e passeggio senza sosta facendo il giro completo di tutte le piazze, cattedrali e chiesette che amo di più.
Nonostante io parli quasi sempre in russo, non mi fermo né a Mosca, né a San Pietroburgo, scelgo sempre e comunque LA MIA capitale – Kiev.
Una mia cara amica Svetlana, persona sensibile e gentile, comprende la mia profonda nostalgia “di casa”.
E mi accompagna sempre volentieri in queste mie lunghe passeggiate.
Una cosa strana: entrambe poco religiose (non facciamo nemmeno segno della croce) vagabondiamo per l’intera città e senza un itinerario specifico, visitiamo le chiese e le cattedrali più importanti della capitale: Cattedrale di San Vladimir, Cattedrale di Santa Sofia, Cattedrale di San Michele, Chiesa di San’t Andrea, Chiesa di Mykola Prytysko.
Entrandoci, ognuna di noi porta nel cuore i propri silenzi, le proprie domande, le proprie perplessità..
Siamo cresciute in un periodo in cui nessuno più proibisce né impone nulla. Questa libertà da obblighi ed imposizioni è uno dei fattori più importanti nella formazione della propria personalità.
Senza fede però non si può vivere e quindi essa nasce in modo spontaneo quando l’anima è matura e pronta ad accoglierla.. si sviluppa e fa la sua metamorfosi in unisono con i cambiamenti e la maturità interiore.
Preghiamo in silenzio, ognuna tace e prega nel proprio cuore i propri valori.
Saluto con le lacrime agli occhi la mia amica (è da un bel po’ che non nascondo più le mie emozioni, non mi trattengo né faccio finta) cerco semplicemente di essere me stessa e torno in Italia con la pace nel cuore…
Nessuno al mondo può dirmi chi sono, non può decidere per me a che religione, terra o nazione debba appartenere. E’ una decisione del mio cuore!! Lo decido io e soltanto io. Sono ucraina…
Che dire, un inno alla libertà di “essere”, di “vivere”, la propria vita.
Due frasi mi hanno colpito: <> e <>.
Maryna! Hai descritto con poche righe un turbinio di emozioni che punta direttamente al cuore.
Sono felice di aver conosciuto tramite te e le tue parole, un piccolissimo pezzo della fierezza Ucraina.